L’acqua dolce disponibile scarseggia sempre di più. Secondo i dati Onu, negli ultimi 50 anni la quantità di acqua dolce che usiamo è triplicata per soddisfare la domanda di una popolazione in costante crescita, e si prevede che aumenterà ancora del 50% entro il 2050. Da tempo avevamo previsto questo scenario, ma finora non abbiamo fatto abbastanza per gestirlo e prevenirlo. Già nel 1987 la World Commission on Environment and Development ci avvertiva che l’acqua fosse già una risorsa sovra-sfruttata. Eppure, ancora oggi in molti Paesi la domanda supera regolarmente l’offerta e in media metà dell’acqua dolce prelevata dall’uomo viene ancora sprecata.
Non tutti sanno, però, che anche l’acqua si può raccogliere in modo differenziato, come si fa da tempo con le varie tipologie di materiale di scarto. In determinate condizioni e opportunamente trattata, si può recuperare e riciclare per usi diversi da quelli del consumo umano, ma ugualmente necessari. Ad esempio, per l’irrigazione dei campi o per la cassetta del wc, non occorre utilizzare acqua potabile, anzi, questo costituisce uno spreco.
La prima possibilità di risparmio idrico consiste nel recuperare le acque piovane (dette anche meteoriche), realizzando degli impianti appositi tramite cisterne di accumulo. Una volta raccolte, possono sostituire tutti gli usi non potabili nelle abitazioni, ovviamente con la realizzazione di adeguati impianti di collegamento a una rete domestica o comunale.
La seconda possibilità di risparmio idrico riguarda invece il riutilizzo delle acque di scarico. Fondamentale è differenziare le “acque nere”, ovvero lo scarico dei wc, dalle “acque grigie”, cioè lo scarico di docce, vasche, lavandini, lavatrici e lavastoviglie. Le acque grigie possono essere riutilizzate per il riempimento delle cassette di risciacquo dei wc, oppure, dopo essere state trattate e integrate a quelle meteoriche, possono servire per irrigare i campi, per innaffiare aree verdi, lavare le strade, alimentare i serbatoi delle reti antincendio e i sistemi di climatizzazione.
Queste soluzioni, praticate su larga scala, ridurrebbero drasticamente i consumi. L’acqua di qualità, cioè quella potabile, deve essere usata solo per le funzioni alle quali è destinata per assicurare un consumo sostenibile.

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